sabato 9 marzo 2013

Se siamo qui non è perché Hugo Chávez è morto, ma perché Hugo Chávez continua a vivere



Si è spento, con il suo fisico grande e forte, dopo una lunga malattia. Ma non è morto. Hugo Chávez, presidente del Venezuela dal 1999, sempre vincitore alle urne, mai sconfitto dagli avversari politici, in 14 anni ha rivoluzionato il suo Paese. Assistenza sanitaria ed istruzione gratuite, case, cibo, dignità. Sono state queste le sue battaglie, portate avanti grazie a un popolo che lo ha capito e un carisma difficile da eguagliare. Straordinario uomo, trascinatore, affascinante oratore. Hugo Chávez non ha fatto bene solo al popolo del Venezuela, ma ha guidato all'unione e verso un sogno di autonomia un intero continente. Ha saputo dire e convincere che era possibile staccarsi da un dominio (finanziario, economico, industriale) durato troppo a lungo. I popoli non solo lo ricorderanno così, ma avranno il grande compito di assumersi sulle proprie spalle un percorso che lui ha iniziato e portato avanti. Creando coscienza, forza, consapevolezza negli ultimi e nei dimenticati. E non lo dicono solo gli stessi ultimi. Ma anche i grandi del mondo che hanno capito la sua figura. Il segretario dell'Onu Ban Ki-moon, non certo un rivoluzionario, ha ricordato poche ore dopo la morte come Chávez abbia sempre "sostenuto le sfide e le aspirazioni dei venezuelani più vulnerabili", e "un decisivo impulso all'integrazione regionale, a partire da una visione prettamente latinoamericana, oltre a mostrare solidarietà con le altre nazioni dell'emisfero". Inoltre, ha voluto ricordare il "contributo di vitale importanza" che Chávez ha dato ai "colloqui di pace che si stanno tenendo tra il governo colombiano del presidente Juan Manuel Santos e le Farc". Colloqui che, molti lo dimenticano, trovano la loro culla a Cuba, dove da mesi le parti stanno provando a fare passi avanti.

Hugo Chávez è un uomo coraggioso e la sua vita non è terminata il 5 marzo 2013. Ma continua, così come la sua lotta, negli occhi e nelle voci di quei ragazzi e di quelle donne che grazie a lui hanno conosciuto un riscatto. Hugo Chávez ha forzato la storia, in un momento difficile, ed è riuscito a creare una breccia in muro che prima era troppo alto anche solo per guardare al di là. E lo straordinario momento che sta vivendo l'America Latina deve andare avanti. Tutti i leader di quest'area del mondo, compresi coloro che meno hanno avuto a che fare con il leader bolivariano, hanno riconosciuto la sua importanza. Chi lo ha chiamato "fratello", chi ha pianto lacrime senza fine, chi lo ha ricordato con rispetto e stima. Chi ha capito, forse anche grazie a quel fiume rosso che ha invaso le strade di Caracas per rendergli un tributo, quanto fosse importante per la sua gente. Ora il difficile compito spetta a chi dovrà prendere la sua eredità in mano e portarla avanti. Quel Nicolás Maduro, fedele delfino, scelto dallo stesso Chávez come suo successore. E con lui tutto il movimento politico, militare, popolare, che ha reso vivo il Venezuela. Le parole di Maduro, oggi, durante il funerale, sono state forti e commosse. Iniziando a prendere la forma di quelle di un leader. Per ora basta ricordare quelle del reverendo statunitense Jesse Jackson che, parlando davanti al feretro avvolto dalla bandiera del Venezuela, ha detto la più vera realtà: "Oggi siamo qui non perché Hugo Chávez è morto, ma perché Hugo Chávez è vivo".

Hasta siempre Comandante!